ISPRA 2016: usciti i dati aggiornati sull’inquinamento da pesticidi in Italia

pesticidiL’ISPRA ha pubblicato l’edizione 2016 in aprile sullo stato dell’inquinamento da pesticidi delle acque superficiali e profonde del nostro paese. Il biennio esaminato è quello del 2013-2014. Assenti ancora una volta i dati di Calabria e Molise.

Nel 2014, in particolare, le indagini hanno riguardato 3.747 punti di campionamento e 14.718 campioni e sono state cercate complessivamente 365 sostanze (nel 2012 erano 335).
Nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi nel 63,9% dei 1.284 punti di monitoraggio controllati (nel 2012 la percentuale era 56,9) . Nelle acque sotterranee sono risultati contaminati il 31,7% dei 2.463 punti (31% nel 2012).
Le concentrazioni misurate sono in genere frazioni di μg/L (parti per miliardo), ma gli effetti nocivi delle sostanze si possono manifestare anche a concentrazioni molto basse. Il risultato complessivo indica un’ampia diffusione della contaminazione .
I livelli sono generalmente più bassi nelle acque sotterranee, ma residui di pesticidi sono presenti anche nelle falde profonde naturalmente protette da strati geologici poco permeabili.
In alcune Regioni la contaminazione è molto più diffusa del dato nazionale, arrivando a interessare oltre il 70% dei punti delle acque superficiali in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, con punte del 90% in Toscana e del 95% in Umbria. Nelle acque sotterrane la diffusione della contaminazione è particolarmente elevata in Lombardia 50% punti, in Friuli 68,6%, in Sicilia 76%. Sono state trovate 224 sostanze diverse, un numero sensibilmente più elevato degli anni precedenti (erano 175 nel 2012).
Indice, questo soprattutto, di una maggiore efficacia complessiva delle indagini. Gli erbicidi sono ancora le sostanze più rinvenute, soprattutto a causa dell’utilizzo diretto su l suolo, spesso concomitante con i periodi di maggiore piovosità di inizio primavera, che ne determinano un trasporto più rapido nei corpi idrici superficiali e sotterranei.
Rispetto al passato è aumentata notevolmente la presenza di fungicidi e insetticidi, soprattutto perché è aumentato il numero di sostanze cercate e la loro scelta è più mirata agli usi su territorio.
Nel complesso la contaminazione è più diffusa nella pianura padano-veneta. Come già segnalato in passato, questo dipende largamente dal fatto che le indagini sono generalmente più rappresentative nelle regioni del nord. Nelle cinque regioni dell’area, infatti, si concentra poco meno del 60% dei punti di monitoraggio dell’intera rete nazionale. Nel resto del paese la situazione è ancora abbastanza
disomogenea, non sono pervenute informazioni dal Molise e dalla Calabria e in altre Regioni la copertura territoriale è limitata,
o del tutto assente, specialmente per le acque sotterranee, così come è limitato il numero delle sostanze cercate.

Nelle acque superficiali, 274 punti di monitoraggio (21,3% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti i di qualità ambientali. Le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono: 14 glifosate e il suo metabolita AMPA, metolaclor, triciclazolo, o xadiazon, terbutilazina e il suo principale metabolita, desetil-terbutilazina.

Nelle acque sotterranee, 170 punti (6,9% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti. Le sostanze più frequentemente rinvenute sopra il limite sono: bentazone, metalaxil, terbutilazina e desetil-terbutilazina, atrazina e atrazina-desetil, oxadixil, imidacloprid, o xadiazon, bromacile, 2,6-diclorobenzammide, metolaclor. L’evoluzione della contaminazione è stata esaminata usando gli indicatori del Piano di Azione Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei pesticidi. Sono state analizzate le frequenze di ritrovamento e le concentrazioni medie annue, per tutto l’insieme delle sostanze monitorate (Indicatore n. 6) e per le sostanze prioritarie della DQA (indicatore n. 7). La frequenza complessiva di pesticidi riferita ai punti di monitoraggio indica un aumento progressivo della diffusione territoriale della contaminazione, nel periodo di osservazione che va dal 2003 al 2014, con una correlazione diretta all’estensione della rete e al numero delle sostanze cercate. Nelle acque superficiali la percentuale di punti contaminati è aumentata di circa il 20%, in quelle sotterranee di circa il 10%

Scarica qui il rapporto 2016 ISPRA

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