Le Stagioni in Antroposofia e in Macrobiotica

Le Stagioni in Antroposofia e in Macrobiotica

a cura di Andrea Biggio

Le cose di per sé non rappresentano nulla, se non nella successione con cui si riferiscono l’una all’altra.

– Rudolf Steiner –

Il corso dell’anno davanti all’anima, quale cammino attraverso gli elementi, terra, aria, acqua, fuoco, e le trasformazioni con cui queste forze primordiali si rendono attive e vengono vissute in diverse forme sia nell’Essere Umano che nella Natura e nel Cosmo. “Quando l’uomo guarda il mondo con il suo occhio fisico osserva i fenomeni, il succedersi delle stagioni, il regno animale, il regno vegetale, il regno minerale. Ma dietro a questa atmosfera illuminata dal Sole vi è un altro mondo accessibile in modo superiore che va oltre la stessa vita che si svolge “storicamente” sulla terra. Il corso dell’anno deve essere considerato innanzitutto esteriormente come avveniva sin dall’antichità, in modo istintivo, con feste e riti pagani. Questo corso dell’anno presenta un altro aspetto che inizia nel grembo della terra, primavera, estate, autunno, inverno, e segue le leggi dei movimenti dei pianeti, della formazione delle stelle fisse e così via. L’uomo per sentirsi arricchito, deve partecipare con la sua esperienza interiore a questo secondo aspetto, più simbolico, del corso dell’anno. Quindi non deve fermarsi alla sperimentazione dei processi fisici-eterici del proprio corpo in modo inconscio, ma essere consapevole di ciò che vive nelle intemperie, nel vento, nelle forze germinative, nella fecondità delle forze terrestri, nella luminosità delle forze solari. Ciò al fine di educare il suo cuore e la sua anima a partecipare agli avvenimenti esterni del corso dell’anno, del corso della giornata sentendo in tutto questo anche come si sperimenta il corso della giornata nell’essere svegli all’alba, pronti al lavoro al mattino, nel sentire più tardi gli stimoli della fame, nell’essere stanchi alla sera; sentendo quindi i processi interiori, l’azione e la vita interiore delle materie e delle forze entro la propria pelle; preparare l’anima a diventare davvero recettiva e sensibile per ciò che vive e trama nel corso dell’anno. Oggi l’uomo crede di partecipare alla vita della natura solo quando sperimenta il germogliare, il fiorire, il crescere, il fruttificare, ma noi per fare bene ciò, dobbiamo saper partecipare anche al decadere, all’appassire, al paralizzarsi e al morire di ogni vita quando l’estate declina e sopravviene l’autunno, con il volgersi della coscienza verso sé.”

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