2009 Inverno – La cura

Il mondo manifesta sempre di più il riflesso di quel che vive nelle interiorità delle persone. L’impoverimento dei pensieri e della vita dell’anima riflette di pari passo la parzialità della visione del mondo che la scienza moderna ci offre oggi: una frammentazione puntiforme dei processi che avvengono su questo pianeta fin nel mondo molecolare interno alla cellula. Il paesaggio che ne deriva diviene sempre più sconsolante. In fondo quel che riusciamo a percepire di noi stessi, degli altri,di tutto quel che incontriamo lungo questo nostro viaggio terreno determina molto della qualità delle nostre azioni come anche della nostra crescita personale. Il saper leggere la complessità di quel che ci circonda secondo canoni non meramente addizionali, ma bensì far sorgere interiormente l’immagine di un essere complesso e organico in ogni azienda, territorio, con la sua comunità di esseri viventi (inclusi quelli “selvatici” di ciò che resta di una natura ormai irriconoscibile e sofferente) è il compito duro di ogni agricoltore e quindi di ogni antiriduzionista. La via tracciata da Goethe e strutturata da Rudolf Steiner è la strada maestra per un conoscere il mondo avendone contemporaneamente cura. Amare il mondo nelle sue manifestazioni significa osservarne i fenomeni con la minuzia e la precisione di chi sa affinare e sviluppare le proprie percezioni facendo fiducia a se stesso e all’evoluzione possible di ogni individuo. C’è un gelo terribile nei pensieri riduzionisti del mondo di oggi. Un materialismo che vuole affermare e realizzare un essere umano che pensa e crea se stesso come determinato dal proprio corpo, finalizzato nel corpo, secondo cui i pensieri e le sensazioni sono generate da un corpo meccanico di cellule e processi biochimici. A questo vogliono ridurci quando ci raccontano il mondo delle piante, degli animali, dell’uomo, del suolo, insomma del pianeta, con pensieri e metodi che non corrispondono a quel che viviamo interiormente nel percepire, vivere e operare quotidianamente con la natura e con gli esseri umani. Necessariamente questa visione del mondo riduzionista genera poi conseguenze in ambito sociale ed economico. L’agricoltura biodinamica esprime una speranza efficace per un passaggio nuovo verso un vivere che si prende cura di questo pianeta, che lo ama in quanto essere vivente e che riconosce la potenzialità evolutiva di ogni essere pur sapendo che la direzione del suo sviluppo non è scontata ma il frutto di un percorso in cui l’elemento della volontà umana ne è, in ultima analisi, la pietra d’angolo o, se vogliamo, la cruna dell’ago. Da qui pensiamo sia necessario partire per ripercorrere un pò tutti i settori della nostra società e rifondare un senso nuovo delle relazioni umane incluse quelle economiche, giuridiche, politiche. Di qui il senso della Conferenza Internazionale di Dornach in cui tutti gli agricoltori biodinamici del pianeta si riuniscono per tessere quel filo comune di pensieri, sentimenti e azioni che dona all’agire quotidiano una qualità vivente e ricca di nuove esperienze e possibili percorsi di cambiamento. Avere cura, conoscere, amare, sono qualità presenti in tutte le tradizioni religiose, ma acquistano luce e valore universale in un ottica scientifico-spirituale e al contempo hanno una valenza tutta individuale che con più evidenza emerge dalla tradizione cristiana. Da qui crediamo discenda l’importanza di approfondire la questione del rapporto con la propria interiorità quale elemento di cui occuparsi nel nostro quotidiano e con cui contaminare l’intero mondo delle relazioni anche economiche tra esseri umani. Una economia che possa venire ripensata in una chiave rispondente alla realtà intera dell’essere umano è cosa possible. Si può fare. Ai numerosissimi frequentatori di questo sito, ai suoi affezionati sostenitori, auguriamo un Natale e un anno ricco di buone domande, e diamo appuntamento a Dornach dal 3 al 6 febbraio.

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