2013 estate – La fertilità del mondo
Fertilizzare vuol dire portare fertilità. Rendere cioè possibile alle forze della riproduzione il loro operare al giusto livello nel terreno. Sostenere quindi il moltiplicare dei processi di “incarnazione” delle forze vitali nel terreno. Affinché ciò che vuole essere pianta possa formare il ponte tra il cosmo e la terra, tra il sole e il resto del pianeta su cui viviamo. L’immensità di questo minuscolo verbo è stata ridotta nell’ultimo secolo a ben poco. Fertilizzare è divenuto il luogo dell’immissione nella soluzione circolante del suolo di elementi che spingano la pianta ad assorbire, volente o nolente, quel che decidiamo essere necessario al suo “sviluppo”, prevalentemente commerciale. Questo ha svincolato la pianta dai ritmi del sole e in generale del pianeta. E’ noto che l’approccio biodinamico punta invece sullo sviluppo armonico e progressivo dei processi complessivi di formazione dell’humus quale ponte primario tra l’elemento minerale e la vita organicata nelle forme vegetali. Il mondo radicale come organismo complesso che opera in sinergia con quello microbiologico, microfaunistico e idrologico, diviene il luogo dove il ciclo del carbonio compie un passaggio nuovo. L’agricoltore interrompe il processo di mineralizzazione di carbonio, azoto, idrogeno, ossigeno e zolfo per creare nuovi aggregati colloidali tra i mondi coinvolti. L’agricoltura ha lo scopo di spingere un processo, che in natura è molto ridotto e lungo e intensificarlo creando qualcosa di assolutamente nuovo per arrivare a compiere con le forze della natura : i preparati biodinamici sono l’unica creazione nuova del secolo scorso in seno alla Natura per la Natura.
Lavorare alla fertilità quindi non è qualcosa che possa essere compreso e attuato con un approccio riduzionistico o anche meramente sistemistico. Il disastro (uno dei tanti) avvenuto in Texas in aprile con l’enorme esplosione di una fabbrica di fertilizzanti i cui procedimenti hanno molto in comune con le fabbriche di esplosivi indicano un filone di manipolazione delle sostanze profondamente estraneo ai processi di fertilità. Non hanno nulla a che fare. Fabbriche di “droga” per le piante. Di questo di tratta. Fabbriche che concentrano il pensiero riduzionista come un filo di laser al servizio dei poteri finanziari che stringono in una morsa questo pianeta. Noi sappiamo che l’unica strada abbandonata dai più per oltre un secolo è quello di occuparci di agricoltura, quella vera e tornare a produrre fertilità, vita in modo che torni armonia nel respiro del carbonio in questo pianeta. Prima che l’acqua sotterranea, il mondo ctonio del sottosuolo che fa tanto gola alle industrie di estrazione e al mondo finanziario legato al carbonio che fu (il petrolio) divenga irrimediabilmente intaccata. Solo il lavoro alla Fertilità quella vera può portare a pensieri e soluzioni nuove in economia, scienza, e forme sociali. Che dunque sempre più persone scelgano quotidianamente di sostenere le vie della fertilità e consapevolmente divengano seminatori del futuro è la speranza di cui ci nutriamo. E di cui gli esseri del pianeta attendono un segno.